Vai al contenuto

Rinnovabili

Eolico: ecco come risolvere il problema dell’impatto sul paesaggio

Nonostante la crisi economica gli stati (esteri) continuano ad investire nelle energie rinnovabili, con un nuovo cavallo di battagli: l’eolico offshore, cioè al largo. In questo modo gli impianti, anche se ovviamente sono più costosi, permettono un rendimento maggiore grazie ai venti marittimi più costanti e non ”inquinano” i paesaggi, uno degli svantaggi maggiori di questo tipo di tecnologia.

Sono stati infatti recentemente resi noti i dati per quanto riguarda il comparto provenienti dalle ricerche statistiche dell’EWEA (European Wind Energy Association), che hanno indagato lo stato dell’eolico offshore nei mari europei nel primo semestre dell’anno in corso.

Quanto emerge è sorprendente, almeno per noi italiani, che non sentiamo quasi mai parlare di questi progetti, la cui realizzazione è spesso messa in secondo piano: la capacità installata da gennaio a giugno è stata di 330 MW, e per la fine dell’anno si pensa che il limite di quasi 580 Mw installati nell’intero 2009 sarà ampiamente superato, anche grazie al gran numero di turbine già fisicamente realizzate per cui però a giugno mancava ancora la connessione alla rete elettrica dell’Unione Europea, che a loro volta avrebbero, una volta ultimate, una potenza di 440 MW da sommare ai dati precedenti.

I nuovi impianti, recentemente passati dalla fase di realizzazione a quella di ”lavoro” si trovano in Danimarca, con la centrale ”Poseidon”, in Germania, sempre capofila per l’energia pulita in molti ambiti, con la Alpha Ventus, e in Gran Bretagna, con ben due impianti, Gunfleet Sands e Robin Rigg.

Anche il Bangladesh punta sul fotovoltaico

Anche le economie più povere del mondo si stanno attivando per unire l’intento di un mondo migliore e meno inquinato con il desiderio di progresso che da sempre caratterizza la vita dell’uomo. Infatti il Bangladesh ha annuncia con molta gioia i suoi risultati ottenuti nel campo del fotovoltaico domestico: nel giro di poco più di un anno il numero degli impianti è più che raddoppiato, passando dai 200mila del 2009 ai 500mila del sondaggio 2010.

Il progetto che prevede impianti fotovoltaici a prezzi agevolati, cioè a circa 300 dollari (circa 10 mesi di stipendio di un abitante medio), che permettono di portare elettricità e quindi innovazione e tecnologia in zone remote e povere del paese, non raggiungibili altrimenti (con i classici fili) senza l’ausilio dei pannelli.

Gli impianti in oggetto hanno potenze limitate, nell’ordine di 45 / 75 W, che permettono l’uso di alcune lampadine, ovviamente a basso consumo, un piccolo televisore, una radio e una presa di corrente, magari per un telefono. Il governo ha fatto sapere, tramite l ministero dell’energia e delle risorse minerarie, che punta entro il 2012 a una cifra intorno al milione di mini-impianti del genere, che permetteranno di risparmiare 48mila tonnellate l’anno in emissioni di anidride carbonica, dal momento che in caso contrario l’energia elettrica sarebbe ottenuta con generatori a kerosene o a gasolio, molto inquinanti.

Il Bangladesh deve essere un esempio: povero e con poche risorse non ha rinunciato alla via dell’ecologia, mostrando con orgoglio i risultati ottenuti nonostante le condizioni economiche molto difficili in cui i suoi abitanti sono costretti a vivere.

La provincia di Bari lancia il fotovoltaico per le scuole

Il sud del nostro paese è una delle zone più belle del mediterraneo e anche una delle più assolate. Da questa semplice e addirittura ovvia conclusione la provincia di Bari ha avuto una splendida idea di realizzare un progetto che punta a rifornire di energia pulita, rinnovabile e fotovoltaica la maggior parte, se non tutte, le scuole superiori di sua competenza.

Io contratto siglato con una società del gruppo francese Gdf Suez, la Cofely, che curerà la realizzazione e la manutenzione degli ottanta impianti commissionati, che copriranno il fabbisogno energetico di circa 80 edifici dislocati in molti comuni del territorio della provincia barese. Il contratto ha un valore di oltre 17 milioni di euro e per il finanziamento ci si appoggerà alla Banca BIIS: la cifra sarò quindi divisa in rate semestrali per un periodo di poco meno di vent’anni.

La costruzione pratica ed effettiva degli impianti inizierà nel prossimo settembre e una volta a regime questo sistema innovativo per ridurre i costi derivanti dalla gestione degli edifici scolastici permetterà alla provincia di risparmiare quasi 4000 mWh l’anno e di ridurre l’impatto ambientale dell’elettricità consumata da studenti, docenti e quant’altro di oltre 1500 tonnellate di CO2 (anidride carbonica) ogni 12 mesi.

I commenti delle istituzioni sono tutti rivolti all’ottimismo, dal momento che stiamo parlando di un investimento tecnologico che guarda al futuro e permetterà notevoli risparmi in sede di bilancio e in un periodo di crisi dove la scuola e gli enti locali sono bersagliati da continui tagli la provincia ha trovato un’ottima via d’uscita.

USA: stanziati fondi per tre centrali solari

Dopo il recente accordo con la Sharp il governo americano continua a mandare segnali positivi in merito alla sua svolta verso il solare. Infatti proprio nel tradizionale discorso radiofonico che il presidente rivolge settimanalmente alla nazione Barack Obama ha annunciato un piano di investimenti che prevede ben 2 miliardi di dollari da destinare al settore delle energie rinnovabili e in particolare verso il solare.

Dopo aver preso visione dei dati in merito all’occupazione negli USA, che evidenziavano un aumento dei disoccupati, il presidente ha annunciato questo sforzo economico, che coniugherà la svolta verde dell’economia a stelle e strisce con la creazione di circa 2000 posti di lavoro nel settore edile per la realizzazione delle centrali e 1500 posti fissi per la loro gestione una volta terminate ed entrate a regime.

A beneficiare della grande quantità di denaro che il governo ha annunciato di voler spendere saranno soprattutto la Abengoa Solar e la Abound Solar Manufacturing, che si occuperanno della costruzione delle centrali, che saranno ben tre: le prime due in Indiana e Colorado, mentre la terza sarà uno degli impianti solari più estesi e produttivi del mondo e sarà eretta in Arizona, che con le sue ampie pianure assolate costituisce un ambiante ideale per sfruttare l’energia che proviene dalla nostra stella.

Per una nazione che fino all’elezione dell’attuale presidente supportava le lobby del petrolio e cercava in tutti i modi di bloccare lo sviluppo dell’energia pulita e rinnovabile certamente Obama ha fornito un esempio per tutto il mondo: se si vuole qualcosa veramente lo si può ottenere, come diceva in campagna elettorale: yes we can.

La Sharp fornirà i pannelli solari al governo USA

La Sharp ha riportato una grande vittoria per il prestigio della sua divisione che si occupa di pannelli solari e energia, in quanto ha sbaragliato tutti gli altri concorrenti nella gara per l’appalto dei pannelli solari da installare su commissione del governo americano.

La società giapponese si è infatti aggiudicata il contratto con la GSA (cioè la General Sevice Administration, l’ente che in territorio USA si occupa di selezionare le aziende con cui stipulare accordi a lunga scadenza da parte del governo) che le garantirà la fornitura dei moduli solari ad Agenzie e ai dipartimenti statali e federali.

L’accordo è da considerare una vittoria per entrambe le parti in causa, dal momento che con questa firma il governo USA ha definitivamente imboccato la strada della diffusione dei pannelli solari e delle energie alternative in generale, ma è anche un grande riconoscimento per la Sharp, che vede i suoi pannelli giudicato ottimi da un ente molto rigoroso che richiede standard di qualità ben superiori alla media e un giusto rapporto qualità prezzo.

Per i giapponesi l’accordo è considerato un perfetto punto di partenza e un ottimo trampolino di lancio per gli affari futuri della compagnia, mentre da parte del governo americano può essere considerato un punto a favore del sistema appaltatore, che ha semplicemente premiato la migliore offerta sia dal punto di vista economico che da quello strettamente tecnico e legato al pannello solare stesso. La Sharp ora punta a ingrandire ancora di più la sua fetta di mercato non solo sul piano dei pannelli per uso domestico, ma anche su quelli industriali, che tutti speriamo diventino una consuetudine sui tetti delle aziende, che potranno generare utili producendo elettricità.

Da un gruppo di ricercatori USA pannelli solari ancora più efficienti

Ancora una novità nell’ambito delle energie rinnovabili. Nel Minnesota un gruppo di ricercatori statunitensi è riuscito a trovare un metodo per rendere più efficienti i pannelli fotovoltaici, passando dall’attuale 33% di efficienza media a circa il 66%.

La ricerca è stata pubblicata recentemente sull’autorevole riviste Science e si basa su una semplicissima constatazione: la bassa efficienza che fino a oggi ha caratterizzato i pannelli solari è dovuta a una dispersione di calore, cioè di energia non assorbita dal pannello e quindi non trasformata in preziosa energia elettrica. Quanto la questione è elementare la soluzione è pionieristica: il pannello-prototipo è stato realizzato con minuscole parti di materiale semiconduttore (stiamo parlando si milionesimi di millimetro): questo porta a un cambiamento delle proprietà fisiche del materiale. I pannelli, essendo costruiti di seleniuro (e non di silicio come quelli tradizionali) e con circuiti in biossido di titanio, ”semplicemente” allontanano gli elettroni prima che diventino troppo caldi, riducendo la dispersione.

La tecnologia messa a punto dall’università americana è però ancora in fase sperimentale; non si conoscono ancora quali siano gli effettivi costi di una produzione in serie di questo tipo di tecnologia e quanto sia resistente applicata su ampia scala. Quello che è certo è che aumentare l’efficienza dei pannelli solari è possibile e ultimamente sono stati molti i passi fatti in quella direzione. Non ci resta che sperare che qualche azienda decida di investire i suoi soldi in questo progetto, che potrebbe dare un’ulteriore spinta a un settore già in grande espansione nonostante la crisi mondiale

Australia. Pronto un piano per il 100% di energie rinnovabili nel 2020

L’Australia mira in alto, stando a quanto affermato in questi giorni da un gruppo ambientalista locale supportato da alcuni ricercatori di Melbourne. Il paese dei canguri sarebbe in grado di coprire nel 2020, cioè tra soli 10 anni, il 100% del suo fabbisogno energetico con fonti rinnovabili a impatto zero.

Il costo di questa impresa, che sarebbe senza dubbio di dimensioni colossali, sarebbe pari a un investimento del 3% del Pil australiano per un decennio: 26 miliardi di euro ogni 12 mesi per liberarsi definitivamente dal petrolio. In valuta locale corrisponde a 27 miliardi di dollari australiani, un po’ come se ogni cittadino si impegnasse a versare i soldi necessari per un caffè (3 dollari) ogni giorno per due lustri al governo in nome della sostenibilità ambientale.

Le fonti principali che andrebbero sfruttate secondo questo progetto sono l’eolico e il solare, considerando anche la conformazione geografica dell’isola e il suo clima. L’eolico dovrebbe arrivare a 130 milioni di MWh all’anno, mentre il solare a concentrazione (ricordiamo che una parte dell’Australia è deserto) porterebbe allo stoccaggio dell’energia in depositi di sali fusi per una capacità di oltre 42mila MW. In questo modo sarebbe coperto circa il 98% del fabbisogno energetico nazionale. Il restante 2% dell’energia sarebbe prodotto invece con gli impianti idroelettrici già presenti sul territorio e, in caso di emergenza, si sfrutteranno anche le biomasse, che saranno sempre pronte all’uso per 10mila MW.

Il tutto deve essere ovviamente accompagnato da una politica di forte risparmi energetico, che punti, tra le altre cose, a incentivare l’acquisto delle macchine elettriche, perchè sarebbe una beffa produrre energia in modo pulito e inquinare con i motori benzina e diesel.

La Lipu attacca governo e regioni sull’eolico

La Lipu si scaglia contro gli impianti eolici, giudicati in sostanza brutti, inutili e dannosi. La lega italiana per la protezione degli uccelli ha infatti accusato lo Stato e le regioni di non aver avuto una linea ben definita nelle autorizzazioni alla costruzione di nuovi impianti, che non hanno fatto altro che devastare i paesaggi e minare la biodiversità, in particolare dei volatili.

Secondo l’organizzazione infatti questo tipo di impianti produce sì energia pulita, ma con costi troppo alti, a livello anche economico, non solo ambientale, rispetto ai benefici che produce. Infatti a detta della Lipu il costo di gestione degli impianti italiani, una volta che saranno entrati in funzione anche tutti quelli in fase di progettazione e realizzazione, sarà di oltre 3 miliardi e mezzo di euro all’anno, a fronte del solo 1,5% del fabbisogno energetico nazionale che sarà garantito con queste installazioni.

La causa di questo boom dell’eolico negli ultimi anni sono stati infatti gli eccessivi incentivi del governo, quasi doppi rispetto a quelli di tutti gli altri paesi europei, concessi però senza alcun vincolo di tipo naturalistico o paesaggistico, come sostenuto da un responsabile dell’organizzazione, che chiede una immediata revisione del meccanismo di concessione dei finanziamenti in modo da salvare quelle aree che non sono ancora state compromesse dalla costruzione delle eliche.

Certamente serve un piano che regoli la costruzione di centrali eoliche in zone ad elevato interesse paesaggistico, ma è anche indubbio come la diversificazione delle fonti di energia è un tassello fondamentale nella strada verso un domani più sostenibile. Alle istituzioni l’arduo compito di mediare.

Gli Usa leader mondiali del mini-eolico per produzione e installazione

In un periodo di crisi economica, quando interi stati rischiano la bancarotta e quasi tutti i settori dell’economia chiedono alle istituzioni agevolazioni, finanziamenti e quant’altro emerge un dato positivo per il mondo intero e per gli Usa in particolare. Nel mercato statunitense il mini-eolico è cresciuto del 15%, ben cinque punti in più rispetto alla crescita media mondiale.

Per mini-eolico l’American Wind Energy Association, che ha diffuso i dati, intende tutti quegli impianti con capacità massima 100 kW, installati presso abitazioni private, piccole aziende o fattorie. Nel territorio federale sono stati ben 9800 gli impianti installati durante l’anno (poco meno della metà di quelli costruiti nel mondo intero, in cui ne sono stati realizzati 21000), grazie soprattutto ai corposi incentivi del governo federale e dei singoli stati, che hanno garantito una maggiore stabilità per gli investimenti e permesso, cosa importante per la riuscita di progetti come questo, di abbassare notevolmente i costi del singolo impianto.

Il boom  delle vendite ha portato ad una esplosione del settore nel territorio Usa, dove nel corso dello scorso anno ben 9 stabilimenti per questo tipo di produzione sono stati aperti o ampliati, con notevoli benefici per quanto riguarda l’occupazione. Quello statunitense è sicuramente il primo mercato al mondo per la vendita di questo tipo di tecnologia, ma allo stesso tempo il paese guidato da Obama si sta ritagliando un ruolo di primo piano anche nella costruzione degli impianti stessi: sulle 250 aziende che li producono 95 sono a stelle e strisce, oltre il 65% del mini-eolico venduto nel mondo è made in Usa.

Ecco quanto potete guadagnare con il fotovolatico: le tariffe di Conto Energia per il 2010

Già dal 2005 le istituzioni hanno attivato il progetto ”Conto energia”, che mira a incentivare l’installazione di pannelli fotovoltaici su edifici del territorio italiano attraverso la possibilità di rivendere l’energia prodotta e non utilizzata al Gestore dei Servizi Elettrici a tariffe molto convenienti. I finanziamenti sono validi per gli impianti che entreranno in funzione entro il 2010, ma è allo studio una proroga del provvedimento che, anche se con alcune variazioni, si crede che manterrà immutato l’obiettivo generale.

In sostanza in casa avrete due contatori: uno in entrata e uno in uscita. Il secondo segnerà l’ammontare dell’energia immessa nella rete, che sarà venduta a tariffe differenti a seconda della tipologia dell’impianto installato e della sua potenza.

Gli impianti possono essere integrati (per esempio una tettoia fatta con i pannelli), parzialmente integrati (i classici pannelli sul tetto) o non integrati (per esempio i pannelli in un campo) e possono avere potenza tra 1 e 3 kW, tra 3 e 20 kW o oltre 20 kW.

Sulla base di questi dati le tariffe pagate dal gestore per la vostra energia saranno (in euro/kWh):

Potenza tra 1 e 3 kW : integrato 0,471 parzialmente integrato 0,423 non integrato 0,384

Potenza tra 3 e 20 kW : integrato 0,442 parzialmente integrato 0,403 non integrato 0,365

Potenza oltre i 20 kW : integrato 0,423 parzialmente integrato 0,384 non integrato 0,346

Queste sono le tariffe per il 2010 (valide per 20 anni una volta siglato il contratto). Per il rinnovo del programma purtroppo voci di corridoio affermano che le tariffe saranno ridotte per gli impianti che entreranno in funzione nel 2011, ma non sono ancora disponibili cifre certe al momento.

I finanziamenti al momento però non coprono la realizzazione dell’impianto, tuttavia molte banche offrono prestiti molto convenienti per questo tipo di investimento.

Nel freddo Canada la città di Okotoks è scaldata interamente con il solare

Chi sostiene che il solare può funzionare solo in aree calde di sicuro non è a conoscenza di quello che sta accadendo nel Canada occidentale, nella provincia dell’Alberta, più precisamente nella cittadina di Okotoks.

In questo remoto e freddo paesino è stato organizzato il progetto di ricerca ”Drake Landing Solar Community”, che ha come obiettivo quello che può sembrare un paradosso: riscaldare comunità intere in zone molto fredde attraverso il solare. Sono state realizzate 52 case e un sistema di 800 collettori solari, con superficie complessiva che sfiora i 2300 metri quadrati, che dovrebbero fornire alla comunità quasi tutto (90%) il riscaldamento di cui necessita nell’arco di dodici mesi.

I pannelli vetrati piatti utilizzati sono comuni, mentre è innovativo il liquido termoconvettore: è formato per la metà da acqua e per metà da un antigelo a base di glicole: il calore, prodotto soprattutto durante l’estate, viene immagazzinato sottoterra in 144 pozzi a scambio di calore con enormi quantità di acqua. A pieno regime il complesso sarà in grado di portare la sua temperatura a ben 80 gradi.

Quest’acqua sarà utilizzata per il riscaldamento dei normali termosifoni, mentre invece il fabbisogno quotidiano di acqua calda sarà soddisfatto da ulteriori panelli solari collocati sui tetti degli immobili di nuova costruzione.

Il progetto è stato finanziato dalle istituzioni, sia locali che nazionali e la località è stata scelta per una sua caratteristica che la rende unica nella sua zona: nonostante in inverno le temperature tocchino punte di -40 gradi nelle notti più fredde, l’area riceve dal sole una quantità di energia paragonabile a quella dell’Italia.

Boom delle energie rinnovabili: entro il 2035 si prevede un aumento del 145%

Per le energie rinnovabili si prevede un boom da qui al 2035, stando ai calcoli contenuti nell’International Energy Outlook per il 2010, realizzato dal Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti d’America e recentemente reso pubblico. La potenza installata sfiorerà una crescita del 145%, passando dagli attuali 44000Mw a circa 107000.

La crescita sarà trainata soprattutto dai paesi in via di sviluppo, dove si calcola che le rinnovabili cresceranno alla stratosferica velocità del 7% annuo, contrariamente a quanto accadrà nei 30 paesi OCSE più industrializzati del pianeta, dove la crescita sarà più modesta e si aggirerà intorno all’1.3% ogni 12 mesi. Accanto a questi dati bisogna però anche sottolineare come nei prossimi 25 anni il fabbisogno totale di energia della popolazione mondiale non rimarrà immutato, ma gli esperti sostengono che aumenterà circa del 50%, ovviamente in particolare nei paesi le cui economie cresceranno esponenzialmente nel prossimo quarto di secolo.

I due settori che guideranno la riscossa delle fonti ecosostenibili saranno l’idroelettrico e l’eolico, in quanto a livello economico sono le uniche in grado reggere il confronto dei combustibili fossili tradizionali su ampia scala, dal momento che solare, geotermico e gli altri metodi possono funzionare solo in ristretti ambiti.

Contemporaneamente aumenterà anche la quantità di energia elettrica prodotta con i metodi tradizionali, ovvero combustibili fossili e nucleare. Stiamo parlando di circa 11.900 miliardi di kWh, dunque di una crescita minore in termini percentuali di quella delle fonti rinnovabili, ma comunque nettamente superiore in valore assoluto.

Queste sono le previsioni, abbastanza positive. Ora bisogna vedere quello che sarà la realtà, con l’obiettivo di superarle.

Elettricità dalle mucche: ecco il progetto dell’HP

Il gigante dell’informatica HP, nella sua divisione americana di ricerca ha messo a punto un progetto che prevede l’impiego di 10000 ”normali” mucche da latte per fornire un megawatt di energia a un centro dati.

Il calore prodotto dai computer del centro sarebbe sfruttato per ottimizzare l’efficienza della digestione anaerobica (cioè in assenza di ossigeno, grazie a particolari microrganismi) degli escrementi prodotti dagli animali. In questo modo verrebbe notevolmente aumentata la produzione del metano, che già normalmente si sviluppa dal letame, e permetterebbe la creazione di energia elettrica a costi molto bassi e in modo rispettoso per l’ambiente.

Secondo i calcoli dei ricercatori una mandria delle dimensioni prese in esame (10000 capi) genera ogni anno 200mila tonnellate di letame, abbastanza per alimentare il centro dati e per immettere nella rete il 30% dell’elettricità prodotta. Il giro d’affari complessivo sarebbe di circa 2 milioni di euro l’anno e l’energia così prodotta sarebbe venduta all’HP stessa, con vantaggi per entrambe le parti, oltre che per il pianeta stesso.

L’uso degli escrementi per produrre energia è un sistema conosciuto fin dall’antichità, dove il letame essiccato era sfruttato come combustibile per il focolare domestico.

Il metano così ricavato è tutt’ora usato in alcune regioni cinesi per contrastare la dipendenza energetica del paese dal carbone: dal 1999 in Cina sono stati installati oltre 1300 impianti del genere. L’unico svantaggio è il costo molto elevato del singolo ‘impianto, che però può essere facilmente ammortizzato nel momento in cui è una comunità agricola, magari formata da diversi paesi, a dotarsi del sistema, per generare energia elettrica sia per uso locale che per la vendita.

L’edificio biocompatibile a forma di uovo di struzzo

Il progetto di cui vogliamo parlarvi oggi riguarda un edificio dalla forma davvero rivoluzionaria, con emissioni quasi pari a zero grazie all’impianto fotovoltaico, uno geotermico, a una pala eolica e a vetrate basso emissive che lo rendono autonomo dalle fonti di energia non rinnovabili e biocompatibile perché realizzato con materiali naturali.

In Italia, purtroppo, non ha ancora visto la luce questo progetto; infatti, il nostro Paese, come gli altri, ha la necessità di risparmiare energia, abbattere la produzione di CO2 nell’atmosfera, vivere in ambienti confortevoli ed accoglienti, ma soprattutto risparmiare sulle bollette che sono sempre una grande preoccupazione per i cittadini. Partendo da queste necessità, lo Studio Archingegno ha ideato un nuovo modo di concepire l’architettura: il primo passo in questa direzione è stata la presentazione del progetto dell’Uovo di Struzzo con gli Occhi di Mosca, un edificio bioclimatico che, per la prima volta in Italia, osserva la Natura utilizzando al meglio le risorse che offre.

L’Uovo di Struzzo con gli Occhi di Mosca è un palazzo costituito da sette piani, con una forma ellittica la quale garantisce la minima resistenza aerodinamica ai venti; inoltre, è costruito con materiali naturali come il sughero, il legno lamellare e la fibra di cellulosa. Sia le vetrate che il sistema ad esagoni concentrici funzionanti a doppio schermo, permetteranno di regolare, nelle stagioni e nelle diverse ore del giorno, i raggi di luce proveniente dall’illuminazione del sole. Allo stesso tempo, i muri di Trombe producono un disorientamento termico di quattro ore; questo garantisce un apporto di calore nella stagione invernale e un clima fresco in quella estiva.

Da un progetto di inizio ‘900 una nuova via per l’eolico

Nel campo dell’eolico sta cambiando qualcosa: un’azienda americana ha sviluppato un progetto dello scienziato serbo Nikola Testa (risalente al primo decennio del novecento), che permetterebbe produrre energia elettrica a 9 centesimi di euro al kWh, cioè ad un prezzo paragonabile a quello attuale, ma con quantità di vento minori e soprattutto con un minor impatto sui panorami grazie all’assenza di pale.

Ecco come funziona. Una serie di sottili dischi metallici separati da spazi vuoti sono disposti in modo che il passaggio dell’aria li metta in rotazione, quindi l’energia meccanica viene trasferita a un albero motore collegato a un normale generatore. La rivoluzione è però nel disegno aerodinamico della disposizione interna dei dischi, che rendono la macchina efficiente con venti di varia intensità e nella possibilità di costruire mini-impianti da10 kW, da poter installare sopra gli edifici senza danneggiare i paesaggi, un po’ come per i pannelli solari.

Questo progetto potrebbe anche essere adattato al geotermico, in quanto necessiterebbe di fluidi a minor temperatura e presenterebbe analoghi vantaggi.

Nell’ambito delle energie rinnovabili forse siamo giunti a un punto di svolta. Negli ultimi anni sono stati fatti grandi progressi, ma non sono ancora stati superati i dubbi dei più scettici soprattutto riguardo all’impatto paesaggistico di queste opere. Certamente gli impianti eolici tradizionali, le dighe delle centrali idroelettriche o i grani campi di pannelli fotovoltaici deturpano paesaggi bellissimi e forse è anche questa una delle cause che portano l’Italia a investire budget ridotti in questo ambito, per non penalizzare il settore turistico. Senza questo alibi però anche noi italiani non avremo più scuse per non investire in questo settore.

La prima Metropolitana ad energia solare

Forse non lo sapete, ma la linea MM Milanese è alimentata in parte da energia pulita, e più precisamente da energia prodotta dal fotovoltaico. Infatti, da circa 3 mesi è stato messo in funzione un impianto fotovoltaico sul tetto del deposito dell’ATM di Precotto. L’impianto fotovoltaico, capace di produrre 1,4 milioni di kilowattora l’anno, si estende su una superficie di 23 mila metri quadrati (pensate a quattro campi da calcio; questa risulta essere una delle  più grandi realizzazioni fatte Italia ed ha anche il primato europeo come prima metropolitana ad essere alimentata da energia pulita.

C’è da precisare, però, che non è stata l’ATM di Milano ad investire in questa realizzazione dell’impianto, bensì la sua costruzione è stata possibile grazie alla Esco Dedalo; in pratica, previa l’utilizzo del meccanismo “Finanziamento Tramite Terzi” è stato possibile occupare il tetto del deposito di Precotto per la realizzazione di questo magnifico impianto di energia pulita. La Esco Dedalo, inoltre, versa all’ATM anche un canone per l’affitto della superficie occupata dai pannelli fotovoltaici, ma quest’ultima ottiene i suoi ricavi dal Conto Energia.

In realtà, quest’impianto è già in funzione dal novembre 2009 e, pensate, che con questo moderno sistema di produzione di energia pulita si sono ridotte le emissioni inquinanti di circa 70 mila KG di CO2, cioè anidride carbonica.

Ci si augura, in futuro, che anche il resto della penisola metta in altre città importanti ed inquinate questo modo per creare l’energia pulita; d’altro, l’Italia non è il paese del sole? Allora tanto vale sfruttarlo in modo positivo!

Una fonte rinnovabile: il fotovoltaico

Oggi giorno la nostra società sta cercando di adeguarsi a tutto ciò che può contenere l’inquinamento e, perciò, ricorrere all’utilizzo del fotovoltaico può contribuire a questa grande operazione. I pannelli fotovoltaici forniscono energia pulita e rinnovabile, trasformando l’energia del sole in energia elettrica. Il vantaggio più importante che comporta l’utilizzo di questi pannelli solari è il bassissimo impatto ambientale. Infatti, l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici consente di azzerare le emissioni che deriverebbero dalla combustione dei fossili, che sono proprio i protagonisti dei mutamenti climatici.

Naturalmente, bisogna pensare anche che le scorte di combustibile non sono infinite, mentre che l’energia derivante dal fotovoltaico, essendo una fonte rinnovabile, può essere una buona alternativa. C’è da dire, però, che tutte le cose che hanno una lunga durata e che permettono di creare un’energia senza un elevato livello d’inquinamento, possiedono certamente un costo elevato. Un impianto fotovoltaico, inizialmente, presenta un costo iniziale alto, ma tenendo conto che il livello di manutenzione è basso e che la sua durata di vita è di circa 30 anni, è un investimento che andrebbe assolutamente fatto.
Un nuovo grande progetto innovativo riguardante proprio questa fonte rinnovabile riguarda la città di Busto Arsizio. Il progetto in questione si chiama “Free Energy – 1000 impianti fotovoltaici a costo zero per la Città di Busto Arsizio”; grazie all’AGESP Energia S.r.l. ed la Ely S.p.A.. In pratica, i cittadini che dedideranno ti prendere parte a questo progetto potranno utilizzare gratuitamente l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici, senza nessun investimento e spese di manutenzione. L’energia in più coprirà tutti i costi derivanti dalla progettazione, dall’installazione ecc.

Insomma, questa città inizia ad utilizzare qualcosa di davvero pulito; ora, ci si augura che man mano tutte le città rimanenti possano adeguarsi di conseguenza!

Email
Chiama