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Allarme cementificazione per le coste della Spagna

Le coste dei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo sono tra le più belle del mondo, ma sono sempre minacciate da una miriade di nemici, dagli incendi che ogni anno distruggono ettari e ettari di flora e rovinano gli ecosistemi, dall’erosione, che porta all’avanzata del mare, oltre che ovviamente da qualcosa per cui l’unico responsabile non può che essere l’uomo: la cementificazione.

La costruzione selvaggia in riva al mare di abitazioni, centri commerciali, strade, porti e quant’altro è un male per le coste, in quanto vengono alterati gli equilibri, molto fragili, tra terra e mare, vengono rovinati paesaggi stupendi e soprattutto si mette a rischio la vita di coloro che useranno tali costruzioni, dal momento che spesso sono abusive, dunque costruite senza alcun controllo e usando materiali scadenti.

In questi giorni la nota associazione ambientalista Greenpeace ha pubblicato i risultati di una ricerca che, per una volta, non riguarda le brutture italiane, ma quelle spagnole. Dal 1987 a oggi oltre 50mila ettari di verde, soprattutto macchia mediterranea, sono stati sostituti dal grigio del cemento. Facendo due calcoli è come se ogni giorno, per poco più di 20 anni, circa 7 ettari di vegetazione fossero sostituiti da altrettanto cemento.

Il dato più preoccupante, secondo gli ambientalisti, che non sono solo attivi nella lotta alla caccia alle balene come qualcuno pensa, è quello che riguarda le zone: si sta costruendo in zone fino ad ora risparmiate dalla problematica, quali Murcia, Almeria e Huelva, mentre si continua imperterriti a rovinare zone dove il problema è più antico, come Andalusia, Valencia e Cantabria.

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