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Greenpeace

Allarme cementificazione per le coste della Spagna

Le coste dei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo sono tra le più belle del mondo, ma sono sempre minacciate da una miriade di nemici, dagli incendi che ogni anno distruggono ettari e ettari di flora e rovinano gli ecosistemi, dall’erosione, che porta all’avanzata del mare, oltre che ovviamente da qualcosa per cui l’unico responsabile non può che essere l’uomo: la cementificazione.

La costruzione selvaggia in riva al mare di abitazioni, centri commerciali, strade, porti e quant’altro è un male per le coste, in quanto vengono alterati gli equilibri, molto fragili, tra terra e mare, vengono rovinati paesaggi stupendi e soprattutto si mette a rischio la vita di coloro che useranno tali costruzioni, dal momento che spesso sono abusive, dunque costruite senza alcun controllo e usando materiali scadenti.

In questi giorni la nota associazione ambientalista Greenpeace ha pubblicato i risultati di una ricerca che, per una volta, non riguarda le brutture italiane, ma quelle spagnole. Dal 1987 a oggi oltre 50mila ettari di verde, soprattutto macchia mediterranea, sono stati sostituti dal grigio del cemento. Facendo due calcoli è come se ogni giorno, per poco più di 20 anni, circa 7 ettari di vegetazione fossero sostituiti da altrettanto cemento.

Il dato più preoccupante, secondo gli ambientalisti, che non sono solo attivi nella lotta alla caccia alle balene come qualcuno pensa, è quello che riguarda le zone: si sta costruendo in zone fino ad ora risparmiate dalla problematica, quali Murcia, Almeria e Huelva, mentre si continua imperterriti a rovinare zone dove il problema è più antico, come Andalusia, Valencia e Cantabria.

Feltrinelli, amica delle foreste

Il grande editore Feltrinelli ha deciso, dopo il duro attacco scagliato da Greenpeace e Terra!, di utilizzare per i propri libri solo la carta proveniente da foreste gestite in maniera sostenibile e responsabile. Addirittura, per la prossima settimana, sono previste le ristampe di “Re Lear” di Shakespeare, “Alfred e Emily” di Doris Lessing e “Ancora dalla parte delle bambine” di Loredana Lipperini su carta certificata FSC (Forest Stewardship Council).

L’editore Feltrinelli ha anche divulgato il suo impegno nell’usare esclusivamente carta FSC per le altre case editrici del suo gruppo, ossia Apogeo, Kowalski e Urra, ed ha anche chiesto a Greenpeace di collaborare nella ricerca di carta riciclata, la quala possa sostituire la carta da fibre vergini per una serie di collane di libri.

Altri editori, dopo il Salone del libro dove si erano presentati gli attivisti travestiti da oranghi, hanno risposto al questionario di Greenpeace guadagnando una posizione migliore e, per intenderci, “più verde”. Tra gli editori in questione spiccano i nomi di Stampa Alternativa, Minimum Fax e Baldini Castoldi & Dalai.

Naturalmente, ci sono anche gli editori che non sono per niente rispettosi delle foreste e nonostante le molteplici richieste, queste case editrici non si sono mai degnate di rispondere a Greenpeace dimostrandosi così inclassificabili; tra questi spiccano Mursia, Gambero Rosso, Il Mulino e Neri Pozza. Anche gli editori Il Saggiatore, Donzelli, Rubbettino e Alet Edizioni non hanno mai dato informazioni utili per poter valutare la sostenibilità della carta utilizzata per i loro libri. Diciamo, invece, che i veri amici editori sono la Bompiani, la Lonely Planet, Caravan Edizioni, la Dindi, l’Edizioni Ambiente, il Fandango, il Foglio Clandestino, Gaffi, Hacca Edizioni, il Rovescio, la Coccinella, Lavieri Edizioni e Prospettiva.

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